Palazzo Loffredo
La prima costruzione del palazzo risale alla fine del 1400, ad opera dei Guevara. Con il matrimonio di Beatrice di Guevara con Enrico Loffredo il palazzo passò a questi ultimi che, verso la fine del XVII secolo, lo ricostruirono intorno ad un cortile interno.
Vi si accede da una scalinata che immette su un ampio spiazzo su cui si apre un portone di accesso con decorazioni in stile catalano-durazzesco. Nella parte superiore vi è un loggiato con ampi finestroni.
In possesso del Conte Gerardo Loffredo fino al 1801 il palazzo, in seguito, è stato sede del Real Collegio, del Liceo Classico Quinto Orazio Flacco, del Convitto Nazionale, dell’Istituto per Geometri e del Conservatorio. Dopo il terremoto del 1980 il complesso è stato ristrutturato ed adibito a sede del Museo Archeologico Nazionale.
Il Museo Archeologico Nazionale
“Dinu Adamesteanu”
Il Museo è intitolato a Dinu Adamesteanu, Sovrintendente di origine rumena, cui si deve una intensa attività di ricerca sulle antichità lucane. Nello piazzale antistante l’ingresso è posto il prometopidion, statua di cavallo, simbolo del museo.
L’esposizione dei reperti, articolata su 2 piani, 22 sale e 8 sezioni, offre al visitatore un ricchissimo repertorio di tracce di periodi e popoli che, sin dalla remota antichità, si sono succeduti sull’intero territorio regionale. Si va dagli Enotri (IX e VIII secolo a.C.) al periodo Romano (dal 300 a.C. in poi). Abbondano reperti oggetti e provenienti dalle colonie romane di Venusia (Venosa) e di Grumentum (Grumento), città che, insieme a Potentia (Potenza), erano i tre più importanti centri della Lucania antica.
Museo Diocesano
Il Museo custodisce pissidi, reliquiari, calici e croci, realizzati da maestri artigiani napoletani tra XVI e XIX sec. Notevoli sono anche i dipinti provenienti dall’episcopio e dalla chiesa di S. Francesco. Preziosa è una Bibbia miniata del XV secolo.
Museo Archeologico Provinciale
Fondato nel 1889, con i primi materiali raccolti dagli archeologi Michele Lacava e Vittorio De Cicco, il Museo ha avuto come prima sede, il Palazzo di Giustizia in Piazza Mario Pagano. Dopo l’incendio del 1912 che distrusse molte collezioni, ebbe la nuova sede nel Rione Santa Maria, in uno dei 18 padiglioni costruiti per l’Ospedale Psichiatrico mai ultimato. Il 9 settembre 1943, fu raso al suolo dai bombardamenti tedeschi.
Progettato, nel 1962, dall’architetto Giovanni De Franciscis, il nuovo Museo è stato inaugurato il 2 maggio 1980. Nelle sale del primo piano si trovano le collezioni preistoriche, proto-storiche del Paleolitico e della prima età del ferro. Nelle sale del secondo piano sono sistemate ceramiche, statuette, oggetti ornamentali dall’VIII al V secolo a.C.
Pinacoteca Provinciale
Il Palazzo, che ospita la Pinacoteca Provinciale, fa parte di un ampio complesso progettato, nel 1905, dall’ingegnere Giuseppe Quaroni e dall’architetto Marcello Piacentini. Si prevedeva l’allestimento di un manicomio provinciale, appena fuori della città. In realtà, dei 18 palazzi previsti, ne furono costruiti soltanto 7, utilizzati come Ospedale S. Carlo, Museo Provinciale e Pinacoteca Provinciale. Alcuni di essi sono stati, successivamente, adibiti ad abitazioni private. È ancora visitabile una galleria di servizio, con ingresso da Piazza Romagna, trasformata, nel 1934, in Museo della Rivoluzione fascista (Covo degli arditi).
Nella Pinacoteca sono ospitate sculture e dipinti di proprietà dell’Amministrazione Provinciale, tra i quali la Crocifissione e la Deposizione di Antonio e Costantino Stabile.